Il progetto ADAMO del DTC Lazio ha iniziato la sperimentazione
- Nell’ambito del Distretto Tecnologie della Cultura sostenuto dalla regione Lazio, le attività relative alla prima fase del Centro di Eccellenza prevedono lo svolgimento del progetto ADAMO (tecnologie di Analisi, DiagnosticA e MOnitoraggio per la conservazione e il restauro di beni culturali), coordinato da ENEA. Il progetto, iniziato il 2 ottobre 2018, è finalizzato al trasferimento di tecnologie dei partner del DTC (ENEA, Uni. Roma Sapienza, Uni. Roma Tor Vergata, Uni. Roma 3, Uni. Tuscia, CNR ed INFN) verso le imprese del Lazio operanti nel settore.
I siti per le attività dimostrative sono stati scelti in base a quanto evidenziato da una prima analisi di contesto, condotta da Uni. Roma2 attraverso la metodologia STeMA 3.0, ponendo particolare attenzione ai beni presenti al di fuori dei circuiti turistici tradizionali principali e in linea con gli obiettivi preposti dal Progetto. Nello specifico è stata individuata l’area nel quadrante sud-orientale della città metropolitana di Roma Capitale delimitata dal tratto delle mura di Porta San Sebastiano, dalla Regina Viarum Via Appia che qui ha origine, e dalla Via Casilina fino a Castelli Romani (limitatamente a Frascati, Monteporzio e Ariccia). All’interno di quest’area, nella zona dell’ex aeroporto di Centocelle, la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali aveva, alla fine degli anni ’90, coordinato lo scavo una grande villa romana suburbana denominata “Villa della Piscina”, dove vennero rinvenuti numerosissimi frammenti di intonaco relativi ad ambienti affrescati realizzati in diverse fasi di vita del complesso.
Dopo aver avviato uno studio di ricomposizione degli apparati pittorici frammentari,la Sovrintendenza ha manifestato un forte interesse per le tecnologie di ADAMO con la finalità di supportare sia le ricostruzioni degli affreschi che la loro datazione, ambedue effettuate principalmente su basi di considerazioni stilistiche e stratigrafiche, con dati sperimentali relativi alla composizione dei materiali, costituenti sia la superficie dipinta che il substrato, che le tecnologie di realizzazione.
L’analisi basata su tecniche ottiche (microscopia) e spettroscopiche (riflettanza nell’ultravioletto-visibile, fluorescenza, spettroscopia Raman ed infrarossa) effettuate nei laboratori dei partner (Uni. Roma 3, INFN, ENEA e CNR) è iniziata prendendo in considerazione 13 frammenti di affresco assegnati ad ambienti del I secolo d.C., per i quali è stata verificata la sostanziale omogeneità di materiali (pigmenti e malte) e identificata la tavolozza (coerente con l’epoca). In particolare:
I rossi sono stati realizzati con il cinabro; Per le zone bruno/vinaccia sono state utilizzate terre rosse a base di ematite e magnetite;I gialli sono stati realizzati con una terra gialla a base di goethite; I verdi sono a base di celadonite, una terra verde. In alcuni campioni è stata osservata la presenza, in miscela, di celadonite e malachite o di celadonite e grani di blu egizio; I blu sono stati realizzati con il Blu Egizio; I grigi sono una miscela di terra rossa, terra gialla, blu egizio e nero fumo; Il bianco è calcite; Il viola è una miscela di cinabro, blu egizio e celadonite; Il nero è a base di carbonio amorfo (nero fumo).
Sono in corso nuove e più ampie acquisizioni di dati, sia in laboratorio sia nel deposito dei frammenti con tecniche speditive, che supportino un’analisi statistica dei risultati ottenuti su pigmenti e malte ed eventualmente permettano di assegnare: a) frammenti incogniti alle medesime pareti di provenienza; b) discriminare pareti stilisticamente assegnabili a periodi successivi.
Fonte: Archeomatica